24 Ottobre 2012 | Categories: Meccanica di Precisione
In un periodo di forte recessione, da cui l’Italia stenta a rialzarsi, i settori d’elite soffrono della crisi come pochi. Da questo particolare momento non sfugge la meccanica di precisione, da sempre uno dei fiori all’occhiello della produzione italiana. Il credit crunch, ovvero la stretta creditizia, ha accentuato le difficoltà. Gli istituti di credito hanno volontariamente ed inevitabilmente tirato i remi in barca, le condizioni di accesso al credito sono diventate più rigide ed i prestiti merce rara, se non a tassi che hanno raggiunto livelli insostenibili o con richieste di garanzie che non dissipano timori e preoccupazioni. Questo fenomeno ha generato un conseguente calo dei consumi, la domanda è notevolmente diminuita, così come i posti di lavoro. Ed anche lo Stato non aiuta: i suoi mancati pagamenti rallentano la ripresa e, in questo senso, i dati sono davvero sconfortanti. Saldare le fatture in ritardo è ormai consuetudine. Il mancato incasso ha comportato, negli ultimi quattro anni, la chiusura o il fallimento di oltre 14 mila imprese. Un numero che va ben oltre la soglia di attenzione.
Solo dieci giorni fa, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, intervenendo al Salone Nautico di Genova, si è affrettato a ribadire la forte volontà dell’esecutivo di voler sostenere il rilancio di quei settori di cui la meccanica di precisione fa parte:
« C’è massima attenzione da parte mia nei confronti di questo comparto, che ha sempre rappresentato e deve continuare a rappresentare uno dei fiori all’occhiello del made in Italy… »
Ma i buoni propositi non bastano. Da più parti spuntano le grida di allarme delle piccole e medie imprese che chiedono solamente di poter lavorare e tornare ad essere competitive in un comparto nel quale, storicamente le aziende italiane hanno sempre primeggiato. India, Cina e nuove realtà accelerano anche in questo settore proponendo prezzi concorrenziali a discapito di una qualità sempre minore, che questo campo non può proprio permettersi. Tutto questo ha portato realtà territoriali di spessore ad intraprendere iniziative che diano risposte immediate alla crisi ed al mancato accesso al credito. Il mercato è cambiato profondamente e gli artigiani del settore cercano il rilancio, approntando nuovi strumenti che mettano in condizione le eccellenze di poter esprimere tutta la loro professionalità.
Nuovi strumenti alternativi, votati alla trasformazione, al cambiamento ed alla collaborazione.
Sono frequenti le realtà imprenditoriali che puntano a creare network che aggregano le varie identità territoriali con la convinzione sempre più profonda che l’aggregazione non deve spaventare e che la rete sia un veicolo ormai imprescindibile a creare nuove opportunità.
Una risposta importante alla crisi dunque a testimoniare che l’unione delle forze e la tenacia sono l’arma vincente per guardare al futuro con ottimismo. Un modo nuovo di fare impresa, diventando fornitori globali di componenti di precisione e non solo, che permette di raggiungere fette di mercato altrimenti inarrivabili per delle piccole aziende, che possono così concentrare i propri sforzi e le loro risorse umane nell’innovazione e nella ricerca. Tentativi forse audaci e tipicamente nostrani, capaci però – forse – di creare il tanto auspicato nuovo miracolo italiano.
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